Qualche tempo fa mi è capitato di essere avvicinato da un conoscente che frequenta come me da sempre lo stesso circolo sportivo: “Ciao Lorenzo, scusami mi chiedevo se tu domenica potessi fare il medico per la gara agonistica che stiamo organizzando.” La mia risposta è stata “Mi piacerebbe molto, ma purtroppo domenica ho un impegno…e soprattutto non sono un medico”. Questo episodio mi ha fatto riflettere moltissimo. Come è stato possibile che una persona che condivide con me da un’eternità lo stesso ambiente, insieme a meno di cento altri coetanei non sappia qual è il mio lavoro? Ho avuto così la conferma evidente del fatto che probabilmente non parlo abbastanza del mio lavoro nella vita di tutti i giorni, al di fuori dell’ambito lavorativo.

Racconto quest’esperienza personale perché come sai bene molte opportunità di business nascono dal nulla ed in modo imprevisto quando del tutto disinteressatamente racconti ciò che fai ad amici, parenti, conoscenti, persino a sconosciuti: “Ero in libreria alla presentazione di un romanzo e ho scoperto che c’era anche un collega. Ci siamo messi a parlare cinque minuti e ho scoperto che…Ci dobbiamo rivedere per un caffè dopodomani.Si chiama Serendipity e indica la possibilità di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra. 

Più intensa è la tua vita sociale più si materializza la possibilità che scambiando due parole sul tuo lavoro si creino opportunità di lavoro/carriera prima impensabili. Questo fenomeno ha almeno tre implicazioni rilevanti per chi si occupa di sviluppo commerciale:

1) Sei sempre in vetrina. Durante una riunione di condominio o sugli spalti della partita chi ti circonda ed entra in relazione con noi ti “pesa”, ti valuta, ti battezza come simpatico o antipatico, come ricco o povero, come intelligente o stupido. Tutto viene inconsapevolmente considerato, la tua immagine, le parole che utilizzi, il tono della tua comunicazione. Chi non ti conosce o ti conosce superficialmente si fa un’idea di te anche dai tuoi commenti nella chat whatsapp dei genitori di scuola.

Questo non deve portarti all’esasperazione, ovviamente, ma alla consapevolezza che quella persona con cui condividi dieci minuti nello spogliatoio della palestra una volta a settimana potrebbe teoricamente diventare un giorno un cliente/datore di lavoro o metterti in contatto con un potenziale cliente/datore di lavoro. Un motivo in più per provare a essere piacevole, stimolante e divertente anche in contesti estranei a quello lavorativo.

Per la verità questo concetto può essere esteso anche ai tuoi familiari e ai tuoi amici più intimi. Sebbene ti conoscano perfettamente anche loro ti “pesano” giorno dopo giorno. Tutti abbiamo un amico fraterno da cui però non compreremmo neanche uno spillo. Accade perché quest’amico, senza accorgersene, nella sua naturalezza ci invia segnali di scarsa professionalità o di scarso entusiasmo per il suo lavoro, o di scarsa predisposizione a fare ciò che fa per vivere.

2) Devi avere il piacere di parlare del tuo lavoro. Senza esagerare ovviamente per non importunare i malcapitati che vorrebbero semplicemente prendere un caffè rilassante con te e si ritrovano invece “asfaltati” da una colata lavica di informazioni tecniche relative al tuo mestiere. Tuttavia è importante saper dare qualche “pennellata” anche con gli amici in pizzeria: un piccolo riferimento al tuo mondo professionale, un aneddoto, un’informazione che può tornare utile a tutti. Al di là di ciò che dici è importante il tono con cui lo dici per trasmettere il messaggio giusto: “faccio un lavoro che mi piace e mi realizza, è interessante e lo so fare bene”.

In definitiva nel momento in cui ti viene chiesto “Che lavoro fai?” evita di dilungarti in spiegazioni incomprensibili o di nasconderti dietro formule evasive del tipo “Lavoro nell’informatica”, “Lavoro in banca”. Hai il diritto/dovere di rispondere in modo più articolato, con grande attenzione alla semplicità e all’entusiasmo che trasmetti. Per questo sarebbe utile avere una sorta di risposta-canovaccio da sfoderare all’occorrenza.

3) Prova più spesso a rompere il ghiaccio spontaneamente con sconosciuti incontrati casualmente nelle situazioni più disparate chiedendo “E lei (se diamo del lei) di cosa si occupa? Si tratta di una domanda che un vero “cacciatore” di opportunità dovrebbe porre in qualsiasi contesto. Mostrarsi interessati al lavoro degli altri ti offre ovviamente la possibilità di ricevere in cambio la stessa richiesta “Io mi occupo di x….E lei invece?”.

4) Devi aumentare le tue cerchie relazionali. Se consulti la tua rubrica telefonica o la tua rete di contatti sui social ti accorgi facilmente che le persone che fanno parte del tuo giro possono essere raggruppate in gruppi: i colleghi, i vecchi compagni di università, gli amici della palestra, quelli della parrocchia, i compaesani, ecc. Ogni cerchia costituisce un universo tendenzialmente omogeneo di caratteristiche e valori. Aprire nuove cerchie significa moltiplicare le occasioni di incontro e di confronto con “ecosistemi” nuovi, in cui non sei conosciuto e in cui dunque puoi per la legge dei grandi numeri trovare nuovi stimoli per la tua “caccia”. Esperienze nuove e abitudini nuove sono il motore di questo meccanismo e sono da sempre nel dna di chi cerca nuove opportunità di carriera, una persona curiosa, coraggiosa, intraprendente e con pochi pregiudizi.