L’effetto alone è quel fenomeno per cui ti fai un’idea complessiva di una persona che non conosci sulla base della prima caratteristica superficiale che di quella persona emerge.

Ecco un esempio. Vedi un papà che gioca amorevolmente con i figli. Per associazione deduci che si tratta di un buon papà. A questo punto per associazione deduci che si tratta di una persona affettuosa, deduzione che ti porta a pensare che si tratti di una brava persona, e così via. Questo cerchio concentrico di deduzioni, questo “alone”, per l’appunto, fa sì che partendo dall’immagine di un papà che gioca si arrivi in un attimo all’immagine di un uomo affidabile e onesto. Ovviamente sappiamo tutti che si può essere tranquillamente papà giocherelloni ma uomini disonesti.

L’effetto alone è molto importante nel mondo del lavoro perchè si tratta di un’arena in cui interagiamo spesso con sconosciuti o con persone che conosciamo solo superficialmente. Essere capaci di suscitare negli altri “effetti alone” positivi significa facilitare le relazioni e accelerare la costruzione della fiducia (se il mio nuovo collega vede che ho una scrivania o un desktop perfettamente ordinato potrà dedurre che sono una persona precisa e questo aspetto lo porterà a dedurre che sono anche scrupoloso-preparato-competente…e così via in una progressione di associazioni positive).

Il concetto di effetto alone spiega perchè l’esercizio del Public Speaking costituisce oggi più che mai una splendida opportunità professionale.

Essere abili nel tenere presentazioni in pubblico (non necessariamente davanti a 200 persone, si fa Public Speaking anche quando si tiene un discorso davanti a tre colleghi in sala riunioni) è una chiave fondamentale per essere riconosciuti dagli altri (i capi, i clienti, i colleghi) e valutati per una progressione di carriera.

A prescindere dal tuo ruolo e dal tuo ambito professionale se parli bene in pubblico scateni in chi ti ascolta molte associazioni positive: “Se è affascinante nell’eloquio è perchè sicuramente, al di là di ciò che sta facendo sul palco adesso, è una persona preparata, competente, autorevole, sicura, creativa, persuasiva, assertiva, ecc.”

Oggettivamente il public speaking è un esercizio complesso dove sono in gioco componenti fondamentali della leadership: competenze cognitive, tecniche, comunicative, emotive, ecc. Ovviamente però non è detto che quel manager efficacissimo nelle sue presentazioni davanti ad un pubblico sia davvero così competente o così “leader”. Spesso ci troviamo di fronte a “Front man” che dietro un’immagine brillante nascondono importanti difetti manageriali.

E’ evidente quindi che essere bravi nel public speaking non sia garanzia di qualità complessiva. Tuttavia resta il fatto che essere bravi nel public speaking attira l’attenzione, incuriosisce e aiuta a procurarsi la “Pole position”. Poi magari la gara si perde, ma l’opportunità di partire in pole position può fare la differenza.

Immagina di essere un allenatore che arriva ad allenare una squadra di calciatori che non conosce. A chi darà la fascia di capitano? Non ha elementi per decidere ma nello spogliatoio si accorge che un calciatore prende la parola e si fa ascoltare. Almeno per la prima partita l’allenatore sceglierà lui come capitano. 
Questa dinamica si verifica molto spesso anche nelle aziende: “Ah, sì, potremmo affidare il progetto a lei, non ci ho mai lavorato, ma ne ho sentito parlare bene e l’ho ascoltata una volta in riunione, mi è sembrata in gamba.”

Quel “Mi è sembrata in gamba” non è altro che l’elaborazione dell’effetto alone generato da una buona performance di public speaking.  E’ per questo che il Public Speaking è un esercizio fondamentale per chi vuole investire nel proprio percorso di carriera.

Vuoi farti trovare pronto? Scopri subito il nostro corso

Immagine: Dave and Les Jacobs/Blend Images/Getty Images