Formazione come evento o come allenamento? Sparring Group

La formazione manageriale fin dalla sua nascita nel mondo anglosassone è essenzialmente una ‘formazione-evento’. C’è un esperto che ha scoperto qualcosa, che ha avuto una intuizione di successo, che ha maturato una esperienza significativa e che nel contesto di un ‘evento’, una convention, una giornata in aula, o più recentemente di un video da scaricare on line, racconta come si fa: “Fate così avrete il successo che ho avuto io”.

In questa prospettiva non è un caso che ancora oggi il formatore venga definito ‘docente’ o ‘relatore’. In questo vecchio paradigma il rischio che si corre inesorabilmente è quello della lezione frontale noiosa e autoreferenziale.

Da una ventina d’anni a questa parte si parla di simulazioni, giochi e role playing per rendere attiva la partecipazione al corso di formazione. Il concetto di fondo è “se non faccio una piccola esperienza non imparo”. Lo schema è quello dell’addestramento sportivo: “Ti ho detto come si palleggia adesso ti invito a palleggiare”.

Qual è il problema del paradigma ‘addestramento sportivo’? Non c’è continuità oltre l’evento formativo: “Ho visto palleggiare bene, ho fatto una piccola esperienza ma questo basta a cambiare in meglio il mio modo di lavorare”?

Molto spesso no. E quando cambia cambia di centimetri.

Da questo deficit nasce lo scetticismo di molti: “Ok, un pò di aula ogni tanto fa bene ma si impara solo lavorando, si impara solo ‘in partita’, si impara solo con ‘tante ore di volo”. Piccolo problema. In questo modo si migliora davvero? O si finisce semplicemente con il sublimare i propri errori cronici, con il trovare qualche ‘pezza’ per limitare le proprie carenze?

In definitiva l’aula con il guru non basta (è un evento isolato e senza continuità), la pratica sul campo non basta (è difficile perfezionarsi).

Cosa manca? Manca la visione della formazione come allenamento: “Ti ho detto come si palleggia, ti ho insegnato a palleggiare, ma poi ti chiedo con continuità di fare tutta una serie di esercizi che ti aiutano a diventare davvero un bravo palleggiatore”. In questa nuova dimensione il formatore non è un docente che insegna, ma il supervisore e al limite il creatore di un processo di allenamento: “Non limitarti a dirmi come si fa. Dimmi quali esercizi posso fare per sviluppare questa determinata competenza” E’ come il maestro di Karate Kid che potrebbe offrire delle istruzioni all’allievo ma preferisce illustragli un esercizio: “togli la cera metti la cera”.

E’ quello che stiamo cercando di fare in Sparring nella formazione . Poca docenza e tanto allenamento. Allenamento che ti chiedo di fare nella quotidianità, esercizi a cui ti chiedo di dedicare una piccola parte della tua giornata lavorativa. Non ha senso indicarti quali domande fare al cliente, per esempio. Ha molto più senso offrirti degli esercizi che ti consentano di sviluppare in autonomia questa competenza.

Come diceva Bruce Lee “Non temo l’uomo che ha praticato 10.000 calci una volta (quello che ha giocato tante partite, quello che ha incontrato tanti clienti), ma temo l’uomo che ha praticato un calcio 10.000 volte. (quello che ha fatto dell’esercizio di allenamento una rigorosa abitudine)”.